Il manifesto in epoca romana

Sei un copywriter perfetto se sai scrivere un manifesto.
Lui fa parte della "cultura pubblicitaria" tradizionale.
Ma che cos'è?
Da dove viene?
E da quanto esiste?

Il manifesto fa parte dell'arredo urbano. Lo vedi appeso sui pannelli lungo la strada, sui pilastri della stazione ferroviaria, sui muri di chiese e palazzi, sulle pensiline alla fermata del bus, sul bus e in tanti altri posti non sempre leciti.


Etimologia
In origine il manifesto ha connotazioni politiche. Ma con l'avvento di pubblicità e fotografia si trasforma in qualcosa di diverso.
Oggi con questa parola indichiamo due parole distinte.
Qual è l'origine etimologica comune?
La questione è controversa. 
Secondo la teoria più accreditata, la parola risulta dall'unione di manus (mano) fend-tus (colpito, ferito) e significa preso per mano, battuto, toccato, colto sul fatto.

Significato
Nella lingua italiana, la parola manifesto svolge due ruoli: aggettivo e sostantivo.
Traslando dal latino, i significati sono: 
aggettivo - d'evidenza papabile; così evidente che quasi si potrebbe toccare con mano; esposto agli occhi di tutti
sostantivo - scrittura pubblica, annuncio, avviso.

Pompei
C'è chi definisce Pompei "la più viva tra le città morte".
Non a torto direi.
Sulle sue mura congelate in una storia senza tempo, si trovano le prime testimonianze di manifesti pubblici: le cosiddette epigrafi parietali.
Che parole difficili! 
Niente paura: il loro significato è più semplice di quel che sembra.
Si tratta di graffiti, incisioni e pitture sui muri degli edifici, che delimitano le strade romane.

 
Epigrafi parietali
Gli argomenti delle epigrafi parietali sono di due tipi:
- pubblici: atti amministrativi, avvisi di locazione, programmi di feste e cerimonie, avvisi di spettacolo ecc. 
- privati: massime morali, messaggi d’amore, banalità, battute varie.
Incredibile pensare che si tratta di frasi scritte tra il II sec. a.c. e il fatidico giorno dell'eruzione nel 79 d.c. Si trovano ancora là e hanno l'aspetto di quelle che i giovani moderni scribacchiano su panchine e mura indifese. Mute testimonianze di una vita vissuta duemila anni fa.
 
Programmata
Sono epigrafi dipinte in vernice bianca o rossa, che svolgono lo stesso ruolo dei manifesti elettorali moderni. Il linguaggio è vivace, colloquiale, semplice e stringatoFrequente è l'uso di sigle e abbreviazioni, come per le cariche politiche (IIvir = duoviro iure dicundo; aed = aedilem;  quinq = quinquennalem) o per le raccomandazioni di voto (O.V.F.= oro vos faciatis = vi prego di votarlo).
Più rari sono i programmata che si dilungano su lodi e benemerenze del candidato o sulla descrizione di veri e propri programmi politici. Il linguaggio è colorito e ha dei tratti comuni:
- superlativo (degnissimmo, integerrimo, religiosissimo)
- rassicurazioni sulla correttezza morale del candidato (è un uomo probo, incapace di fare del male, pieno di modestia, non bramoso di denaro)
- promemoria sulle azioni degne del candidato (ha fatto del bene a molti; lui solo aiuta gli amici, li sostiene e li difende)
- promesse sul futuro, in caso di elezione (preserverà il bilancio pubblico, darà il pane buono).
 
Imbianchini
I "pittori" di manifesti elettorali sui muri di tabernae e case sono detti scriptores sono i pittori: professionisti  rari, tanto che in periodo elettorale si arruolavano gli scriptores ausiliarii.
 
Orari
Il lavoro d'imbrattatura avviene di notte, quando la città è più tranquilla e non c'è intralcio o fastidio. 
I professionisti agiscono in piccole squadre, formate dal già citato scriptor insieme a:
- dealbator (imbianchino) 
- scalarius (addetto alle scale)
- lanternarius (addetto alla luce).

La legge
La legislazione romana non prevede divieti sulla dislocazione dei programmata. Forse esistono spazi appositi, ma non si risparmiano mura d'edifici pubblici e privati. Come avviene ai nostri giorni, si preferisce dipingere lungo le arterie più importanti e strategiche della città, anche se si ha testimonianza d'iscrizioni nel suburbio o addirittura in luoghi sacri.

Tiriamo le somme
1. L'origine incerta della parola manifesto è da mettere in relazione con qualcosa di evidente, ben visibile, esposto sotto gli occhi di tutti.
2. I primi manifesti sono incisi o dipinti; solo in un momento successivo subentra il foglio di carta.
3. I primi manifesti sono politici, ma hanno chiaro tono persuasorio: si pubblicizza una candidatura, per farsi conoscere e votare.

Futuro del manifesto
Oggi ci sono leggi severe che limitano l'affissione in luogo pubblico; eppure il boom della street art parla di una città che vuole esprimersi al di là di regole e confini. Il classico manifesto pubblicitario con supporto cartaceo perde sempre più terreno di fronte a iniziative originali, volte a colpire il pubblico con effetti speciali. Esempio fra tutti? Il "muro vivente" di Volkswagen in Francia. 

Tu guarda oltre il muro
A volte quel che sembra rivoluzionario è solo diversa rivisitazione del passato.
Il copywriter sa che il manifesto ha una lunga storia alle spalle: culturale, politica, artistica, sociale.
E volge sempre un occhio al passato per capire i mezzi del futuro.




Fonti:
'Le guide di Archeo': Pompei - De Agostini/Rizzoli Periodici, 2000

Dizionario Etimologico Rusconi - Milano , 2010
archeoguida.it
Immagini:
Le Guide di Archeo: Pompei - De Agostini/Rizzoli Periodici, 2000
archeoguida.it

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